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Profilo biografico: Livio  Pivano

Livio Pivano M
1894, Valenza (AL), Italia
1976, Alessandria (AL), Italia
Livio Pivano è stato uno dei più importanti esponenti dell'antifascismo alessandrino, la cui importanza va oltre il limitato ambito locale.
Diplomatosi ragioniere, si laureò in filologia romanza presso l'università di Heidelberg. Fin da giovane aderì, seguendo le convinzioni ideologiche del padre, al partito repubblicano.
Ostile alla Triplice e alla Germania del Kaiser, nel 1912 venne espulso dalla Germania per aver criticato in un articolo la politica imperialista del Reich.
Tornato ad Alessandria si distinse per la sua attività a favore dell'interventismo, ricevendo Cesare Battisti quando visitò, tra polemiche furiose, la città e curando la pubblicazione di un giornale satirico, "Il Gagliaudino".
Durante la Grande Guerra si guadagnò tre medaglie al valore, quattro croci di ferro e la fama di capitano più giovane dell'esercito italiano.
Invalido di guerra, negli anni successivi al conflitto diventò il presidente della sezione alessandrina dell'Associazione Nazionale Combattenti.
Le polemiche non esaurite tra interventisti e neutralisti portarono il combattentismo democratico a schierarsi inizialmente con il fascismo: così alle elezioni del 1924 Pivano fu tra i candidati della lista governativa. Sostenuto dal locale movimento "battistino", venne eletto deputato nonostante l'ostilità di importanti settori del fascismo alessandrino.
Sarà il delitto Matteotti, come per molti altri esponenti laici, a fargli mutare radicalmente opinione sull'operato di Mussolini. Non espresse la propria fronda al regime aderendo alla ritirata sull'Aventino; si integrò invece nel gruppo che alla Camera, astenendosi il 15 novembre 1924 nella votazione sullo stato di previsione della spesa del ministero degli Affari Esteri, costituì il nucleo della cosiddetta "opposizione in aula".
Durante il Ventennio venne privato del passaporto politico e sottoposto a diverse vessazioni. Mantenne comunque un atteggiamento di fronda verso la dittatura tenendo in casa sua delle riunioni settimanali tra oppositori del regime.
Aderì al Partito d'Azione e, alla crisi del regime, fu uno dei principali ispiratori della costituzione del Comitato Antifascista Interpartitico che poi, dopo l'8 settembre, si trasformò in Cln.
Il 26 luglio 1943 fu protagonista di una importante manifestazione nel centro della città, in conseguenza della quale il governo Badoglio lo fece incarcerare.
Tra i principali esponenti della Resistenza in Piemonte, venne arrestato dai fascisti nel novembre 1943, ma a marzo riottenne la libertà. Il 28 febbraio 1945 fu di nuovo arrestato a Valenza, ma riuscì rocambolescamente a fuggire e si trasferì a Torino.
Nei giorni della Liberazione, nominato prefetto del Cln, trattò e ottenne, dopo estenuanti trattative, la resa dei nazifascisti a Valenza. Pochi mesi dopo dovette dare le dimissioni per contrasti con l'inglese Zervudachi, commissario provinciale in rappresentanza degli Alleati. Nel 1946 venne eletto membro della Consulta nazionale.
Successivamente abbandonò il Partito d'Azione e aderì al movimento di Concentrazione democratica fondato da Parri e La Malfa. Dopo la sconfitta nelle elezioni del 1948 si ritirò dalla vita politica.
Notevole fu anche il suo ruolo nella vita culturale di Alessandria; presidente del Comitato provinciale di Alessandria dell'Istituto per la storia del Risorgimento, oltre all'attività di pubblicista fu autore di vari saggi, novelle e romanzi.
Va ricordata anche l'attività di imprenditore. Nel 1918, insieme al fratello Aldo, si associò a Michele e Antonio Stradella, creando l'impresa "Pivano e Stradella", dalla quale uscì nel 1956.


Il testo del profilo biografico è tratto, con piccole modifiche non sostanziali, dall'articolo di Ballerino Il fondo archivistico Livio Pivano, in "Quaderno di storia contemporanea", 1993, 13.

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Alberto Ballerino
27/09/2018 27/09/2018
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Come citare questa fonte. Pivano, Livio   in Archos Biografie [IT-BP1345]
Ultimo aggiornamento: mercoledì 30/1/2019