Alessandro
Pertini
M
25/09/1896, San Giovanni di Stella (SV), Italia
24/02/1990, Roma (RM), Italia
Coniugato
Pertini Alessandro detto Sandro. Nacque a Stella San Giovanni Battista (Savona) il 25 settembre 1896 penultimo di tredici figli. Il padre, Alberto, era proprietario terriero, la madre, Maria Muzio, nobile e benestante. Dopo aver terminato il terzo anno del ginnasio all'Istituto dei Salesiani Don Bosco di Varazze, nell'ottobre del 1912 iniziò a frequentare il quarto anno di studi presso il Chiabrera di Savona, avendo come insegnante di filosofia il prof. Adelchi Baratono, esponente di punta del socialismo massimalista di allora. Conseguita la licenza ginnasiale nel giugno del 1914, fu chiamato alle armi nel settembre 1915, venendo assegnato al deposito del 25° reggimento artiglieria da campagna di stanza a Torino. Essendosi rifiutato di partecipare al corso allievi ufficiali, venne arruolato come soldato semplice, inquadrato nel reparto automobilistico. Un anno e mezzo dopo, nell'aprile del 1917, fu inviato al fronte e assegnato al corso allievi ufficiali del 29° corpo d'armata a Peri, una frazione di Dolcè, in provincia di Verona. Nominato aspirante ufficiale il 15 maggio, il 3 giugno iniziò a frequentare la scuola mitraglieri FIAT di Brescia, uscendone un mese dopo, con il grado di Sottotenente dei mitraglieri, inquadrato nella 1005^ compagnia mitragliatrici FIAT in forza al 277° reggimento fanteria di stanza a Brescia. Inviato in prima linea nell'agosto del 1917, assunse il comando di una sezione dell'863^ compagnia mitragliatrici FIAT. Distintosi durante una serie di assalti portati contro le linee austriache nella zona del monte Jelenik tra il 21 ed il 23 agosto 1917, si meritò la proposta di conferimento della medaglia d'argento al valor militare (che gli sarebbe stata consegnata soltanto il 9 luglio 1985 dal Ministro della Difesa Giovanni Spadolini). Dopo la rotta di Caporetto trascorse alcuni mesi alla scuola mitraglieri di Brescia, venendo poi inviato al settore del Pasubio, in forza alla 277^ compagnia mitraglieri, trascorrendovi l'ultimo periodo della Grande Guerra, meritandosi una croce al merito per una serie di azioni valorose da lui compiute e venendo quindi promosso al grado di Tenente il 15 marzo 1918. Nel maggio del 1919 lasciò il territorio della Dalmazia dove si trovava il suo battaglione, raggiungendo quindi il deposito fanteria di Savona. Conseguì quindi la licenza liceale presso il Liceo Classico Gian Domenico Cassini di Sanremo nella sessione straordinaria del settembre del 1919. Nell'ottobre del 1919, poi, si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Genova, venendo nel frattempo congedato dall'esercito l'8 marzo 1920. Sostenne quindi dodici esami tra l'ottobre del 1922 ed il marzo del 1923 presso l'ateneo genovese, decidendo quindi, per motivi privati, di abbandonarlo per iscriversi alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Modena, dove si laureò il 12 luglio del 1923. Nel 1920, nel frattempo, era stata costituita a Stella la locale sezione dell'Associazione Nazionale Combattenti, di cui Sandro Pertini divenne il primo Presidente, ricoprendo tale incarico fino al maggio del 1922. Con la famiglia, fin dal 1912, Pertini aveva abitato fino ad allora a Savona, in via Genova (oggi via Famagosta) in casa degli Astengo, noti e facoltosi imprenditori cittadini. E proprio frequentando l'ambiente di quella famiglia egli fu profondamente influenzato dalla figura dell'avv. Cristoforo Astengo, destinato a divenire, negli anni successivi, l'esponente di punta dell'antifascismo savonese: un personaggio che egli avrebbe sempre considerato come il suo "fratello d'elezione". Il 24 ottobre 1920 Pertini si candidò nella lista dei liberali democratici nelle elezioni amministrative del suo paese natale, ottenendo un grande successo personale e riportando il maggior numero di voti. Eletto consigliere comunale, per un solo voto, nella prima seduta del nuovo Consiglio Comunale che si insediò il 6 novembre successivo, non divenne assessore nella giunta guidata dal Sindaco Massimo Tagliero (Presidente della sezione di Stella dell'Associazione Liberale Democratica). Nel frattempo era iniziato in lui un percorso di distacco dal mondo conservatore e borghese della sua famiglia e di avvicinamento, convinto e appassionato, agli ideali del socialismo riformista, rappresentato, in Parlamento, in quel periodo, da Giacomo Matteotti e Filippo Turati. Contemporaneamente, Pertini iniziò a frequentare come praticante legale lo studio dell'avv. Pietro Murialdo, Presidente dell'Ordine degli avvocati di Savona. Dopo aver superato l'esame da procuratore il 15 ed il 28 novembre 1923, Pertini iniziò a lavorare come avvocato in uno studio cittadino insieme all'avv. Giovanni Battista Pera. L'8 gennaio del 1924, si iscrisse all'Istituto Cesare Alfieri di Firenze, conseguendo la laurea specialistica in scienze sociali il 2 dicembre del 1924. Il 9 agosto 1924 Pertini si iscrisse a Savona alla sezione Eugenio Pavolini del movimento antifascista Italia Libera e il successivo 18 agosto, all'indomani del rinvenimento del cadavere di Matteotti a Roma, si iscrisse finalmente alla sezione di Savona del Partito Socialista Unitario. Nella primavera del 1925, con Giovanni Battista Pera e Furio Naldini, Pertini redasse un manifesto, dal titolo Sotto il barbaro dominio fascista, che fu poi dato alle stampe e distribuito a mano o spedito per posta a varie associazioni operaie, combattentistiche e cattoliche del circondario di Savona. A causa di ciò, Pertini fu arrestato il 22 maggio e processato il 3 giugno successivo, venendo condannato alla pena complessiva di otto mesi di detenzione e al pagamento di una multa di 1.200 Lire e di un'ammenda di 50 Lire. Nei mesi successivi, per ben sei volte, Pertini fu aggredito e picchiato dagli squadristi fascisti subendo, nell'ultima occasione, la rottura di un braccio. Nel desiderio di sottrarlo ad ulteriori violenze, nell'autunno del 1926, Cristoforo Astengo inviò allora Pertini a Milano, raccomandandolo al suo vecchio amico Ferruccio Parri, che lo mise in contatto con Carlo Rosselli. E fu proprio Rosselli a presentare il trentenne Sandro a Filippo Turati che, all'epoca, viveva a Milano in condizioni di estremo pericolo. Nel frattempo, il 4 dicembre 1926, Pertini veniva condannato a cinque anni di confino. Il giovane savonese venne a quel punto coinvolto nel progetto di far espatriare l'anziano leader socialista, che si concretizzò nella fuga da Milano posta in atto il 24 novembre 1926. Raggiunta Savona, l'11 dicembre 1926, Turati fu fatto espatriare a bordo di un motoscafo sul quale presero posto lo stesso Pertini, Ferruccio Parri, Carlo Rosselli, Lorenzo Da Bove, Italo Oxilia, Giuseppe Boyancè ed Emilio Ameglio. Per quella fuga, il 14 settembre 1927 il Tribunale di Savona avrebbe condannato Turati, Pertini, Parri, Rosselli, Da Bove e Boyancè alla pena di dieci mesi di reclusione e Italo Oxilia ad un anno, un mese e venti giorni di detenzione. Giunti in Corsica, Pertini e Turati chiesero immediatamente asilo politico, beneficio che fu loro concesso senza indugio alcuno. Turati si trasferì in seguito a Parigi, città in cui sarebbe morto il 29 marzo 1932, mentre Pertini, invece, nel febbraio del 1927 si stabilì a Nizza, dove divenne un esponente di spicco tra i fuorusciti, svolgendo, con scritti e conferenze, attività di propaganda contro il regime fascista, partecipando anche alle riunioni della "Lega Italiana dei Diritti dell'Uomo" e a quelle della "Concentrazione Antifascista". Nell'aprile del 1928, in particolare, impiantò una stazione radio clandestina in un villino ad Ezè, nei pressi di Nizza. Scoperto dalla polizia francese, fu sottoposto ad un procedimento penale, venendo condannato ad un mese di reclusione, pena poi sospesa con la condizionale, dietro il pagamento di un'ammenda. Insofferente a restare lontano dall'Italia, desideroso di lottare a fianco ai suoi compagni, per la libertà del suo Paese, il 26 marzo del 1929 Pertini fece rientro in Italia varcando la stazione di frontiera di Chiasso, intenzionato a riorganizzare le fila socialiste e a passare all'azione. Riconosciuto da un fascista savonese mentre si trovava a Pisa, venne però arrestato il 14 aprile 1929. Il 30 novembre successivo il Tribunale Speciale per la Sicurezza dello Stato lo condannò a dieci anni e nove mesi di prigione e a tre anni di vigilanza speciale per aver «svolto all'estero attività tali da recare nocumento agl'interessi nazionali», nonché per «contraffazione di passaporto straniero». Fu quindi internato nel carcere di Santo Stefano, venendo quindi trasferito, a causa delle sue precarie condizioni di salute, alla casa penale di Turi, dove ebbe modo di conoscere il leader comunista Antonio Gramsci, con cui instaurò un rapporto improntato alla stima e al rispetto, nella differenza delle idee politiche. Nel novembre del 1931 fu poi trasferito a Pianosa dove, però, le sue condizioni di salute peggiorarono notevolmente, al punto che la madre, su sollecitazione degli amici Cristoforo Astengo, Giacomo Rolla e Silvio Volta che componevano il Consiglio di Tutela di Sandro Pertini, presentò domanda di grazia a Mussolini. Sdegnato, non riconoscendo l'autorità del tribunale fascista che lo aveva condannato, Pertini si dissociò da tale domanda, appellandosi, con coerenza, alle proprie idee politiche. Dopo esser stato trasferito a Ponza il 10 settembre 1935, essendo stato giudicato «elemento pericolosissimo per l'ordine nazionale», il 20 settembre 1940 Pertini fu assegnato al confino per cinque anni da trascorrere a Ventotene. Rilasciato il 13 agosto 1943, pochi giorni dopo la caduta di Mussolini, fece rientro a Savona il 21 agosto successivo, restandovi per alcuni giorni, salutando per l'ultima volta l'anziana madre. Giunto a Roma nell'agosto 1943, insieme a Pietro Nenni e a Giuseppe Saragat, Pertini costituì il comitato esecutivo del ricostituito Partito Socialista (P.S.I.U.P.) e partecipò alla nascita d'una forza armata clandestina antitedesca. Il 30 agosto, quale rappresentante socialista, insieme a Riccardo Bauer per il Partito d'Azione e a Luigi Longo per il Partito Comunista, Pertini entrò a far parte del comitato militare interpartitico. Dopo la proclamazione dell'armistizio l'8 settembre 1943, nei due giorni successivi Pertini prese parte alla difesa di Roma a Porta San Paolo, battendosi contro i Tedeschi: in virtù dell'eroico comportamento tenuto in quell'occasione, nel 1958 sarebbe stato insignito della medaglia d'oro al valor militare per meriti partigiani. Animatore e capo dell'organizzazione militare del Partito Socialista per l'Italia centrale, fu quindi chiamato a rappresentarlo nel Comitato di liberazione nazionale. Arrestato a Roma il 15 ottobre 1943 e consegnato alle autorità germaniche, fu condannato a morte insieme a Giuseppe Saragat. Il 24 gennaio 1944, grazie all'intervento di alcuni militanti socialisti, Pertini e Saragat riuscirono ad evadere dal carcere romano di Regina Coeli. Dopo una breve permanenza a Roma, Pertini raggiunse Milano, dove assunse la carica di segretario del Partito Socialista per l'Alta Italia e di rappresentante dello stesso nel Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (C.L.N.A.I.). Nei mesi successivi si spostò più volte tra le varie regioni del Nord Italia, giungendo a Trieste, Venezia, Bologna e Genova, al fine di coordinare, stimolare e potenziare la stampa clandestina. Nel luglio successivo, essendo stato richiamato a Roma da Nenni, raggiunse Firenze dove, tra l'11 ed il 13 agosto, partecipò all'insurrezione della città contro i Tedeschi. A metà di quel mese si recò quindi a Roma e, dopo una breve sosta, raggiunse Napoli e da lì raggiunse Lione, in Francia. All'inizio dell'autunno del 1944 valicò il Monte Bianco, raggiunse Cogne e di lì Torino, dove conobbe Carla Voltolina, la donna che sarebbe stata la sua compagna fino alla fine della sua vita. Alla fine di novembre giunse quindi a Milano dove, con Leo Valiani e a Luigi Longo, entrò a far parte del comitato insurrezionale costituito dal C.L.N.A.I. Il 25 aprile 1945 prese parte alla liberazione di Milano, tenendo il primo comizio alla popolazione il giorno successivo. Segretario del P.S.I.U.P. dall'aprile al dicembre 1945, fu membro della direzione di quel Partito fino al 1948. Eletto deputato alla Costituente (1946), fu direttore dell'Avanti! dal 1946 al 1947 e quindi dal 1949 al 51) e del Lavoro nuovo di Genova nel 1947. Eletto Senatore della Repubblica con le elezioni del 18 aprile 1948, fu quindi eletto Deputato nel 1953, venendo riconfermato in tutte le consultazioni elettorali successive. Membro delle Commissioni Interni e Affari Costituzionali, fu eletto presidente della Camera dei deputati nella primavera del 1968, venendo poi riconfermato nel 1972, mantenendo l'incarico sino al luglio del 1976. Sul piano politico, in quegli anni, fu dapprima sostenitore dell'unità delle sinistre, poi, dell'autonomia del P.S.I. e quindi convinto avversario del centrosinistra. Con le elezioni di Giovanni Leone dalla massima carica dello Stato, fu eletto settimo Presidente della Repubblica l'8 luglio 1978 con una larghissima maggioranza (832 voti su 995). Nel periodo in cui fu Capo dello Stato improntò il suo incarico conferendo ad esso un'impronta attiva e dinamica. Uomo dal grande rigore morale, naturalmente dotato di grandi capacità comunicative, si rivolse alle masse con un linguaggio semplice, riscuotendo in quegli anni difficili, per il terrorismo e le tensioni sociali in atto, un enorme consenso popolare, divenendo, sostanzialmente, il simbolo di un'Italia pulita e diversa, estranea agli scandali, pronta a difendere, senza tentennamenti di sorta, le conquiste democratiche conseguite dopo la Liberazione. Difensore e paladino dei valori della Resistenza, mise sempre in guardia i suoi connazionali dal pericolo della possibile perdita della libertà, invitandoli a battersi in prima persona per la difesa dei loro diritti di cittadini. Ricorrendo ad un linguaggio schietto ed efficace, si scagliò, anche con una certa durezza, e in più di un'occasione, contro il malcostume, il malgoverno, la corruzione, il malaffare. Negli anni della sua Presidenza, si alternarono alla guida del Paese come Presidenti del Consiglio Giulio Andreotti, Francesco Cossiga, Arnaldo Forlani, Giovanni Spadolini, Amintore Fanfani e Bettino Craxi. In campo internazionale si schierò sempre in favore di un disarmo "totale e controllato" (aprile 1983), improntando la sua presidenza ad una linea di convinto pacifismo. Terminato il mandato presidenziale nel luglio del 1985, divenne, di diritto, senatore a vita della Repubblica. Morì a Roma il 24 febbraio 1990.
Citazioni di o su Alessandro Pertini in Monografia
• G. Bisiach, Pertini racconta, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1983 • A. Chiarle, Sandro Pertini, dal banco degli imputati al seggio di Presidente della Repubblica, Savona, Tipo-lito Ars Graphica, 1978 • R. Di Stefano, «Mia cara Marion... 1926 - 1949. Dal carcere alla repubblica: gli anni bui di Sandro Pertini nelle lettere alla sorella», Genova, De Ferrari Editore, 2004 • A. Gandolfo, Sandro Pertini, dalla nascita alla Resistenza (1896 - 1945), Roma, Aracne, 2014 • S. Pertini, Sandro Pertini - Combattente per la Libertà, Stefano Carretti, Maurizio Degl'Innocenti (cur.), Manduria-Roma, Piero Lacaita editore, 1996 • Scritti e discorsi di Sandro Pertini, S. Neri Serneri, A. Casali, G. Errera (cur.), Roma, 1991 • S. Pertini, Sei condanne e due evasioni, Vico Faggi (cur.), Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1990 • S. Pertini, Carteggio 1924 - 1930, Stefano Carretti (cur.), Manduria, Piero Lacaita editore, 2005, [, con introduzione di Maurizio Degl'Innocenti] • S. Pertini, Lettere dal carcere (1931 - 1935), Manduria, Piero Lacaita editore, 2006 • S. Pertini, Dal confino alla Resistenza (1935 - 1945), MAnduria, Piero Lacaita editore, 2007 • R. Uboldi, Il cittadino Sandro Pertini. Storia del Presidente di tutti gli italiani, Milano, Rizzoli, 1982 • R. Uboldi, Pertini soldato. Il dramma della Grande Guerra nei ricordi di un Italiano, Milano, Bompiani, 1984
Citazioni di o su Alessandro Pertini in Articolo di monografia
• B. Becchi, Sandro Pertini, l'uomo dei tre Risorgimenti nazionali in Figure del socialismo italiano, B. Becchi (cur.), Firenze, Pagnini, 2010 • S. Pertini, La fuga di Filippo Turati in Trent'anni di storia italiana, Torino, 1961, pp. 195 • A. Ventura, Pertini, idealità nazionale e socialismo in Sandro Pertini nella storia d'Italia, Manduria-Bari-Roma, Piero Lacaita editore, 1997
Citazioni di o su Alessandro Pertini in Varie
• Comune di Stella, Atti dei Consigli Comunali del 1920 • Archivio di Stato di Savona, Categoria A8 Questura di Savona (Sovversivi), Cartella 41, Fascicolo 743, «Sandro Pertini»