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"Profughi di Pola a Mondovì", «La Gazzetta di Mondovì», 15 marzo 1947
Riproduzione digitalizzata dell'articolo "Profughi di Pola a Mondovì", pubblicato su «La Gazzetta di Mondovì» il 15 marzo 1947. Articolo a firma del presidente della Sezione Diocesana della P.C.A. CAN. Angelo Ferrua.
La cittadinanza di Mondovì, tutta intenta alla sua vita di lavoro, forse non si è neppure accorta che anche nella nostra città è giunto un gruppo di famiglie italiane profughe da Pola italianissima: sono in totale una quarantina di persone.
E' bene che si sappia che in un'adunata tenuta a Torino il 22 dello scorso mese di febbraio, i presidenti delle sezioni diocesane delle P.C.A. Erano stati interessati intorno all'urgentissimo problema della sistemazione dei circa 50.000 italiani provenienti dall'Istria.
In un secondo tempo la sezione nostra era stata avvertita che non sarebbero stati inviati profughi a Mondovì perché, per accordi intervenuti, si riservava tutta la provincia di Cuneo ai profughi di Briga e tenda.
Ma successe un fatto nuovo. Era stato predisposto l'esodo dalla Zona A (tenuta dafli Alleati) ed invece, finito tale esodo, moltissime famiglie italiane si affollarono con ogni mezzo, sfuggendo ai controlli jugoslavi, dalla Zona B verso la città di Pola per imbarcarsi per la madrepatria.
Il comitato pro esodo di Pola e la commissione pontificia si trovarono così nella necessità di smistare anche questi elementi verso le zone che prima erano state escluse. Difatti quelli giunti a Mondovì hanno ricevuto tale sistemazione direttamente dal Comitato di Pola e non da altri centri di smistamento.
I profughi sono stati accolti dai membri della Commissione Pontificia , ristorati con viveri, raccolti provvisoriamente al posto di pernottamento preparato alla Caserma del Carretto, mssa a disposizione dal Municipio con attrezzamento di brande e coperte fornite dal Comando del Distretto Militare di Mondovì.
In seguito la Commissione Pontificia ha potuto sistemare in città quattro famiglie, tre a Villanova, due a Vicoforte, mentre per le altre famiglie che sono in arrivo sono già stati predisposti alcuni posti di sistemazione. Alcuni bimbi sono stati raccolti nei nostri istituti cittadini.
La Pontificia commissione continua a interessarsi dei medesimi fornendo loro alcune razioni di minestra calda al giorno ed aiutandoli con qualche sussidio per le spese più gravi della loro sistemazione.
Crediamo con questo di aver fatto un atto di carità cristiana e patria verso quelli che hanno tutto abbandonato per non rinunciare alla loro fede religiosa e all'italianità.
Occorrono naturalmente dei mezzi, e la commissione Pontificia fa appello alla generosità della cittadinanza. Alcune offerte ci sono già giunte, come quella di di Lire 4.000 inviataci dal C.I.F. (Centro Italiano Femminile). Sarebbe urgente avere abiti e biancheria specialmente per i bambini che sono numerosi e sprovvisti quasi di tutto. Così pure sarebbe necessario poter trovare qualche piccolo alloggio, anche di poche camere. Gli elementi giunti a Mondovì sono animati dal desiderio più vivo di poter subito lavorare onde guadagnarsi il loro pane senza pesare sulla pubblica beneficenza. Qualche persona potrà dirsi che sia stanca oramai di dare: ma che cosa dovremmo dire noi che sempre chiediamo? Noi non siamo ancora stanchi di chiedere, anche se talvolta dobbiamo ingoiare con amarezza qualche rifiuto. Pensiamo invece che non ci sia opera di carità più bella di quella di venire incontro a questi nostri fratelli che ci hanno dato un esempio che resterà nella storia italiana.
15/03/1947;
Il medesimo articolo compare anche su «L'Unione monregalese» del 15 marzo 1947.
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Come citare questa fonte. "Profughi di Pola a Mondovì", «La Gazzetta di Mondovì», 15 marzo 1947 in Archivio Istoreto, fondo Miletto Enrico [IT-C00-FD14192]