"L'ufficiale Barton era in realtà Paolo Buffa e arrivava da Roma - I contatti con la brigata di Revelli e la discesa in Val Grana"
« documento precedente
||
documento successivo »
C00/00298/00/00/00006/000/0001
"L'ufficiale Barton era in realtà Paolo Buffa e arrivava da Roma - I contatti con la brigata di Revelli e la discesa in Val Grana"
Articolo di Bruno Marchiaro pubblicato su La Stampa nella sezione Cuneo e Provincia, Anno 122 - Numero 88, domenica 24 aprile 1988.
Ricordo della guerra di Liberazione nella ricorrenza del 25 aprile.
Il tenente inglese a missione compiuta «Sono italiano e partigiano come voi».
L'ufficiale Barton era in realtà Paolo Buffa e arrivava da Roma - I contatti con la brigata di Revelli e la discesa in Val Grana.
CUNEO - «Un ufficiale britannico riservato, padrone di un eccellente lessico italiano, soltanto con lievi inflessioni anglosassoni nella pronuncia; un interlocutore molto misurato negli apprezzamenti e molto incline ad ascoltare». Così - secondo il giornalista-scrittore Mario Giovana - appare ai partigiani italiani con i quali è venuto a contatto il tenente Paul Barton.
In realtà Paul Barton non esiste e quell'ufficiale dei servizi speciali britannici è un italiano: Paolo Buffa, laureando in medicina, appartenente al XX distaccamento della French Mission di Special Force di stanza a Nizza. E' venuto nelle vallate cuneesi per eseguire la missione «Siamang I» da lui stesso ideata e diretta: siamo nell'aprile del 1945, alla vigilia della Liberazione.
L'episodio è stato ricostruito nei particolari da Mario Giovana attraverso le testimonianze dello stesso Paolo Buffa - divenuto docente di patologia medica all'Università di Modena e ora in pensione - e degli altri protagonisti, ed è apparso sull'ultimo numero del notiziario dell'Istituto storico della Resistenza di Cuneo diretto da Michele Calandri.
Chi è il prof. Paolo Buffa o tenente Paul Barton? Nasce a Milano nel 1913, figlio di poverissimi contadini valdesi che nella città lombarda sono portieri dell'Albergo ricovero dell'esercito della salvezza. Anche Paolo, trasferitosi a Roma, farà il custode di un albergo ricovero; conosce e frequenta l'ambiente antifascista della capitale, e saranno gli amici a incoraggiarlo e ad aiutarlo a studiare. Nel 1939 ottiene la maturità scientitica e l'8 settembre del '43 lo trova impegnato a preparare la tesi di laurea in medicina.
Paolo Buffa odia le armi e la vioIenza ma è deciso a partecipare attivamente alla battaglia contro il nazitascismo. Supera le linee tedesche e raggiunge Napoli dove entra a far parte della Special Force con la nuova identità di tenente Paul Barton. Durante una delle prime missioni a Roma viene arrestato con un amico, il filologo Paolo Petrucci, nella casa di due antifascisti Enrica Filippini e Vera Salomon rispettivamente fidanzata e cugina del Buffa. Le due donne al processo si addosseranno tutte le responsabilità e saranno inviate in Germania nel campo bavarese di Aichach presso Monaco. Benché assolti, Buffa e Petrucci sono trattenuti in carcere dai tedeschi e Petrucci verrà poi fucilato alle Ardeatine.
Tornato libero con l'arrivo degli alleati a Roma, il tenente Barton riprende il servizio presso la Special Force e nell'aprile del '45 viene inviato a Nizza come ufficiale di collegamento con il «Groupe Nuto» fermo a Belvedere. Si tratta della brigata «Carlo Rosselli» di Nuto Revelli, sconfinata in Francia dopo aver contrastato il tentativo della 90ª divisione corazzata tedesca di arrivare in Provenza attraverso il Colle della Maddalena.
A Nizza il ten. Barton prepara la missione «Siamang I» e la propone al suo comando: è un'azione antisabotaggio nelle valli Maira e Varaita dove sorgono sei impianti idroelettrici che alimentano il sistema ferroviario del Sud Piemonte e alcune industrie della Liguria. Gli uomini devono essere scelti dal Groupe Nuto. In questo modo - lo si scoprirà in seguito - Paul Barton intende favorire il rientro in Italia della Rosselli. Il progetto viene accettato.
L'operazione scatta nella notte tra il 14 e il 15 aprile dopo che dieci giorni prima era fallito un tentativo di Nuto Revelli di scendere in Italia con un centinaio di uomini. L'ex olimpionico di sci, Giulio Gerardi, della «Rosselli», e altri tre partigiani di Bagni di Vinadio costituiscono la scorta del tenente Barton; a loro si aggiungono l'avv. Augusto Astengo e il professore di lettere Giovanni Bessone che vogliono rientrare nelle loro formazioni nel Monregalese al termine di una lunga missione. Bessone è malato di cuore, Barton soffre allo stomaco per i postumi di un intervento.
Il gruppo parte da Isola nella valle della Tinée e attraverso il colle di Tesina, il monte Tichal, scende a Bagni di Vinadio in valle Stura, poi risale diretto in valle Grana a Pradleves, «zona libera» tenuta dai partigiani. Una traversata difficile fatta camminando di notte tra le insidie della montagna e dei tedeschi. La sera del 17 il gruppo al completo scende in valle Grana.
Scrive Giovana: «Il tenente Barton appariva sfinito, ma aveva tenuto l'andatura tacendo i suoi disturbi. Bessone si era quasi sfracellato in una caduta e però niente sembrava avesse il potere di arrestarlo. Morirà il 25 febbraio 1946, appena un anno dalla fine del partigianato, vittima di un cuore a pezzi cui si era rifiutato di concedere tregue».
Il ten. Barton si rende conto che tutte le misure per prevenire sabotaggi tedeschi sono già state prese tanto che confessa di sentirsi «quasi superfluo». Nei suoi messaggi a Nizza dà una valutazione entusiastica dell'efficienza dei partigiani. E la sera del 22 aprile, in una riunione con i comandanti delle valli Maira e Varaita, incoraggia la proposta di rompere gli indugi e di occupare i paesi nelle valli prima che si muovano i francesi della prima divisione France Libre del gen. Doyen. Quando la sera fra il 25 e il 26 aprile arriva l'ordine di insurrezione le unità partigiane sono già appostate sopra le centrali elettriche e controllano bene i presidi fascisti.
La missione «Siamang I» si conclude ufficialmente il 6 maggio e il giorno dopo il suo ideatore, tenente Paul Barton, si congeda dai comandanti partigiani rivelando la sua vera identità. A bordo di una jeep, con un autista, si recherà in Germania per rintracciare la fidanzata Enrica Filippini e la cugina Vera Salomon. Le troverà in un ospedale vicino a Monaco e con loro tornerà in Italia: Enrica diverrà sua moglie.
Un episodio di guerra, la storia di pochi uomini nemici della violenza che sfidano anche la morte pur di essere liberi. Questa piccola avventura, se letta e commentata nelle scuole, varrebbe certo di più di tante manifestazioni ufficiali.
Bruno Marchiaro
24/04/1988;
Accessibile
presente in archivio
Archivio Istoreto
Come citare questa fonte. "L'ufficiale Barton era in realtà Paolo Buffa e arrivava da Roma - I contatti con la brigata di Revelli e la discesa in Val Grana" in Archivio Istoreto, fondo Barton Paul [IT-C00-FD1672]