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"La scatola gialla. Una breve storia dell'odio"
Germano Facetti (Milano 1926 - Sarzana, 2006) è un personaggio noto in ambito internazionale per la sua attività di grafico, legata in particolare alla direzione artistica della casa editrice inglese Penguin Books nei rivoluzionari anni Sessanta. Pochissimi seppero che, a diciassette anni, era stato deportato a Mauthausen, per ragioni politiche, dopo essere stato detenuto quattro mesi nel carcere di San Vittore e che per quindici mesi aveva sofferto l'esperienza estrema del Lager nel sottocampo di Gusen I. Neanche i suoi familiari videro i disegni nei quali aveva fissato l'orrore del campo, le fotografie che aveva portato via nei giorni della liberazione, frugando fra i materiali abbandonati dai tedeschi. Al suo ritorno a Milano, disgustato dalla mancanza di ascolto verso i superstiti, aveva chiuso tutto in una scatola gialla di carta fotografica Kodak. Egli l'avrebbe aperta al pubblico solo negli ultimi anni della sua vita, a partire dal 1997, anno in cui accettò di raccontare l'esperienza della deportazione nel documentario The yellow Box. A History of Hate del regista Tony West, usando come documenti i suoi disegni e gli altri materiali raccolti.
Il film La scatola gialla non è però il racconto tardivo di un sopravvissuto, ma è un messaggio che va oltre la tragedia personale: esso trasmette la riflessione maturata nel corso di tutta la vita di un testimone, col supporto della conoscenza storica e della propria esperienza professionale. Per questo egli dichiara, in apertura del film:
Cos'è la storia: un campo infinito, senza confini, dove troverai il mio granello di sabbia.
Un granello che è necessario raccogliere. Perché, ricordati, c'è sempre gente che nega i fatti.

Il film si articola in un prologo, quattro blocchi tematici, un epilogo:
Prologo: Riflessione sulla storia e sul dovere della memoria.
Primo blocco: Il campo di Mauthausen.
Facetti apre il taccuino foderato con un pezzo della casacca di deportato, con su cucite due targhette col numero che lo contrassegnava nel campo. Ne mostra il contenuto, con commenti essenziali che si riferiscono nell'ordine: 1. Alle fotografie degli aguzzini; 2. Alla mappa del campo, seguita dai disegni che ne illustrano le parti e le funzioni; 3. All'"indirizzario" con i nomi dei compagni e la conta dei morti; 4. Al sistema di produzione e di sfruttamento schiavistico del Lager; 5. Al lavoro dei deportati nelle cave di granito e nelle fabbriche, al loro 'riposo', illustrati dai disegni di Facetti e da versi di Lodovico Barbiano di Belgiojoso, l'architetto-poeta che era stato la sua figura paterna nel Lager e che 'portava in alto' la mente dei deportati con la sua poesia.
Secondo blocco: Perché l'odio?
Facetti risponde alla domanda rivoltagli da un giovane intervistatore, alternando i suoi disegni agli esempi prescelti, che sono i seguenti: 1. Le radici dell'odio nella Bibbia (illustrazioni tratte dalle incisioni di Gustave Doré). 2. Odio causato da intolleranza religiosa e superstizione nel Medioevo e nell'età moderna (illustrati con una miniatura e con stampe dell'epoca); fanatismo che insidia anche la santità (illustrato con Le tentazioni di Sant'Antonio di Jeronimus Bosch). 3. Odio politico, esemplificato con i massacri contro gli insorti della Comune di Parigi (1871), "la prima grande insurrezione operaia della storia" (con stampe e giornali dell'epoca). 4. La prima guerra mondiale, prodotto e laboratorio della propaganda di massa, che riuscì a far apparire come una "guerra purificatrice" il primo conflitto industriale della storia. Nell'eredità di odio e di dolore lasciata dalla guerra egli vede le premesse dell'affermazione del Terzo Reich e della seconda guerra mondiale. 5. Odio creato dalla propaganda, esemplificato col martellamento quotidiano" degli articoli del giornalista fascista Appelius: "ogni giorno una mezz'ora di odio". 6. Sequenza di disegni del Lager.
Terzo blocco: L'odio è un sentimento. Come fa a produrre un sistema di sterminio?
Facetti risponde alla domanda dell'interlocutore con i seguenti esempi: 1. sequenza dei suoi disegni che illustrano il "sistema" Mauthausen 2. "sistema" di eliminazione degli oppositori politici (campo di Oranienburg); 3. "sistema" dell'occupazione nei territori occupati, a partire dalla Polonia, con eliminazione degli ebrei (fotografie, documenti tedeschi); 4. Radici dell'ossessione antisemita in Germania da Lutero a Hitler ; 5. sequenza di disegni di Mauthausen, presentata come una notturna città dei morti.
Quarto blocco: Il ruolo delle immagini di propaganda nella creazione del sistema totalitario. Facetti illustra la potenza manipolatrice delle immagini scegliendo due casi: 1) l'antisemitismo, illustrato con immagini di propaganda nazista; 2) Mussolini nella propaganda tedesca, che fra il 1935 e il 1939 trasforma l'immagine del duce da figura da operetta a quella di credibile alleato e cobelligerante.
Epilogo: Il dovere della memoria.
1998;


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film a soggetto

Sarzana, SP

Anthony West
La Colline des Trèfles; Francesco della Porta
34m 33s italiano 1998
DVD video 1 Buono

Relazioni con altri documenti e biografie



Pischedda Carlo 20/09/2006
10/07/2009
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Ultimo aggiornamento: mercoledì 30/1/2019