C00/40003/00/00/00054/000/0003
Precisiamo
Il documento, un volantino fronte e verso, mira a screditare i componenti del Comitato militare regionale piemontese che furono condannati a morte e fucilati al Martinetto il 5 aprile del 1944, riportando false dichiarazioni di resa o di pentimento di alcuni degli elementi più rappresentativi. Non presenta nessuna firma.
"PRECISIAMO.... / E' da cristiani rispettare coloro che sono morti, anche se in /vita si macchiarono di colpe gravissime e, per queste, secondo le / inesorabili leggi di guerra, vennero fucilati. Dopo la morte, ogni / risentimento viene placato, l'odio lascia il posto alla umana com- / miserazione e un senso di pietà subentra in noi. / Ma, di fronte alle voci fatte circolare ai giorni scorsi, siamo / costretti a dire alcune verità circa il processo svoltosi recentemente / a carico di quindici imputati di appartenenza al "comitato di libe- / razione nazionale", capeggiato da comunisti al soldo del nemico. / 1°) Durante gli interrogatori e davanti ai giudici gli impu- / tati - NESSUNO ESCLUSO - giurarono ripetutamente che mai / avevano fatto parte del "comitato", e che NON si conoscevano / fra di loro. / Il generale Perotti, specialmente, per giustificare la sua pre- / senza nelle sacrestie delle chiese, si professò "fervente cattolico" e / giurò di non essersi mai assunto parte direttiva nel "comitato". / Quelli del "comitato" invece dicono apertamente e per iscritto / che i FUCILATI ne erano membri. / 2°) del prof. Braccini, uno dei maggiori accusati, i suoi / "compari" vanno dicendo che egli, cosciente delle sue azioni, non / si faceva nessuna illusione e che sapeva tutti i rischi del compito / assunto, mostrando un atteggiamento risoluto. Davanti al Tribu- / nale invece l'accusato sostenne sempre a sua difesa che aveva com- / messo delle "ingenuità" e che lui stesso era un "ingenuo". / CONTEGNO ESEMPLARE QUESTO, PROPRIO DA RIVO- / LUZIONARIO CONVINTO! / 3°) Il Perotti, quando i giudici si ritirarono per sentenziare, / gridò queste parole: "Signori ufficiali, attenti: viva l'Italia!". / Ma prima, non dopo la sentenza, come vogliono farci credere i suoi / seguaci, e subito dopo aver aderito alla implorazione fatta dai / ten. col. Leporati e Giraudi di poter rivestire la divisa dell'esercito / per trovare morte più onorevole. / Non fu, questo, "il comportamento meraviglioso", come pre- / tendono i dirigenti del comitato. Fu semplicemente il comporta- / mento di uomini che - forse troppo tardi - avevano compreso di / avere sbagliato strada e di essere stati facili strumenti del nemico / interno ed esterno dell'Italia. / A confermare ciò bastano i seguenti tre episodi: / 1°) Il ten. Genua, durante il suo interrogatorio, rivolse al / Presidente del Tribunale queste parole: / "Signor generale, se vi avessi incontrato alcuni mesi fa e / avessi sentito parlare così, a quest'ora non mi troverei in quest'aula / a rispondere di tale imputazione, ma sarei al mio posto a compiere / il mio dovere d'ufficiale". / 2°) TUTTI I CONDANNATI ALLA PENA CAPITALE, du- / rante un successivo interrogatorio da parte delle autorità, IMPLO- / RARONO DI POTER ANDARE A COMBATTERE, SUBITO, / INSIEME ALLE TRUPPE GERMANICHE. / 3°) L'imputato Giamone, per tutta la durata del pro- / cesso si proclamò ATEO, pochi minuti prima di morire SI CON- / VERTI' E CHIESE PERDONO A DIO DEL MALE FATTO."
senza data [05/04/1944-];
Accessibile
presente in archivio
Archivio Istoreto