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"La lezione è dura, ma sarà salutare?", «Gazzetta d'Asti», 14 febbraio 1947
Riproduzione dattiloscritta dell'articolo "La lezione è dura, ma sarà salutare?" pubblicato sul settimanale cattolico «Gazzetta d'Asti» il 14 febbraio 1947.
Il trattato di pace che porta la data infausta del 10 febbraio 1947, sanziona per l'Italia una liquidazione della guerra mortificante e disastrosa. Abbiamo avuto un trattamento da nazione vinta, senza alcun riguardo per quanto è stato compiuto in favore della causa alleata. E se non ci hanno gridato sul muso il "guai ai vinti" di gallica memoria, in pratica il metodo è stato quello di Brenno.
L'Italia perde Trieste, perde Fiume e tutta l'Istria, perde Zara; la Francia si prende Briga e Tenda, il Moncenisio e il piccolo San Bernanrdo. Così veniamo a perdere centrali elettriche, impianti industriali, cantieri navali, miniere di carbone e di mercurio di grandissima importanza per l'economia nazionale, proprio nel momento più delicato della nostra ricostruzione. E ben sì vero che in America è stata lanciata la proposta di rimandare l'applicazione del trattato a dopo la sistemazione della Germania per inquadrarlo nella sistemazione generale europea, ma è molto dubbio che tale proposta possa avere favorevole accoglienza.
La lezione è dura, molto dure e, oggettivamente, ingiusta.
Ma possiamo dire che sia proprio immeritata? Tutti abbiamo qualche responsabilità. E non solo gli sciocchi gerarchi con le relative gerarchette gallonate che correvano ad applaudire ed a farsi applaudire, ma anche tutte quelle persone sensate che fremevano e si turavano gli orecchi per non udire le fanfaronate dell'eroe di Predappio, devono battersi il petto e riconoscersi colpevoli.
La supina acquiescenza al degradante carnevale del ventennio fascista da parte di chi vedeva, capiva e quindi doveva reagire, è stata funesta all'Italia non meno della truculenta attività di manganellatori e delle pagliaccesche parate di triste memoria.
Forse non basteranno le lacrime di una intera generazione a scontare gli errori di alcuni anni di follia, a sanare gli orrori del tragico crollo. Si dice che il gatto scottato dall'acqua bollente ha paura anche dell'acqua fredda: ed il popolo italiano dopo una così triste esperienza dovrebbe, a rigor di logica, azzannare furiosamente chiunque avanzasse anche solo l'ombra di una dittatura. Ebbene no; il popolo italiano tollera episodi di fascismo rifiorente senza batter ciglio; vede profilarsi lentamente all'orizzonte una nuova dittatura, una dittatura più feroce della prima, che ci farà schiavi di spietati tiranni stranieri, che scatenerà i bassifondi della società per dare il colpo di grazia alla traballante civiltà cristiana, che distruggerà l'ultimo residuo della dignità umana; il popolo italiano sente la nuova immane tragedia che gli pende sul capo e non ha un grido di allarme, non ha un gesto di reazione. Esagerazioni? Per chi e per cosa si lavora sotto l'insegna di falce e martello? Non ascoltiamo le volpine e melliflue spiegazioni di Togliatti, Nenni e compagni: guardiamo i fatti. Gli interessi dei lavoratori, manipolati nel calderone della comunista Confederazione del lavoro sotto la regia dell'onorevole Di Vittorio, sono il sipario che nasconde i preparativi della prossima tragedia. Chi non sente dietro questo sipario il sordo mugolio delle orde slave, il minaccioso brontolar di masse lavoratrici imbrancate e avvelenate dalla sottile e demagogica propaganda di uomini senza scrupoli?
Chi non vede nella lotta sleale e malvagia in atto contro la chiesa e contro la morale cristiana il supremo tentativo di strappare l'uomo a dio, di stroncargli ogni spirituale aspirazione, di ridurlo simile al bruto?
Esagerazioni?
E non vi dice nulla il tono della propaganda socialcomunista soprafattrice e prepotente non meno di quella fascista?
Nelle stazioni in luogo del fascio littorio trionfano falce e martello; chi vuole mangia deve accettare la tessera rossa; contro chi protesta sono pronte le squadre punitive ed il mitra compie un lavoro più spiccio e più radicale dell'olio e del manganello.
Non illudiamoci: il passo alla dittatura è breve.
La dura realtà di oggi ci sia almeno ammonitrice della terribile realtà che ci attenderebbe domani quando facessimo una seconda vergognosa rinuncia della nostra libertà.
14/12/1947;
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Archivio Istoreto
Come citare questa fonte. "La lezione è dura, ma sarà salutare?", «Gazzetta d'Asti», 14 febbraio 1947 in Archivio Istoreto, fondo Miletto Enrico [IT-C00-FD9279]