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"Il compagno Tito criminale di guerra", «Gazzetta d'Asti», 13 febbraio 1948
Riproduzione dattiloscritta dell'articolo "Il compagno Tito criminale di guerra" pubblicato sul settimanale cattolico «Gazzetta d'Asti» il 13 febbraio 1947.
Il Risorgimento liberale, in una serie di articoli documentati espone tutta la catena di omicidi, di sevizie e di stragi collettive compiute, a sangue freddo, dai partigiani del Maresciallo Tito contro gli italiani anche dopo la partecipazione dell'Italia alla guerra di liberazione.
Tra gli orribili delitti si cita l'assassinio di due carabinieri italiani scappati ai tedeschi e caduti nelle mani dei partigiani di Tito. Che li scorticarono vivi, servendosi delle macchine di una segheria di Lika.
Un orrendo massacro di italiani fu commesso a Belgrado alla fine dell'ottobre del 1944, quando questi poveri nostri fratelli scappati al concentramento tedesco furono presi sotto il controllo del mostruoso comunista Maresciallo Tito. La maggior parte di questi italiani fu sottoposta a un'esecuzione in massa nel corso della quale a centinaia lasciarono la vita. A conclusione di questi fatti documentati, viene chiesto che questo mostro maresciallo venga trascinato davanti al Tribunale della Società delle Nazioni e giudicato quale criminale di guerra.
La richiesta è così formulata: "risulta senza equivoco che la criminalità di guerra jugoslava non si limitò a episodi sporadici e a circostanze eccezionali, ma fu continua, organizzata e autorizzata da una direzione superiore a quella di singoli reparti e di unità combattenti. Poiché l'Italia ha ricuperato la sua sovranità, e poiché le leggi di guerra e le leggi umane sono uguali per tutti, in base a questa documentazione noi chiediamo che il criminale Joseph Broz, noto anche come maresciallo Tito, sia trascinato davanti al Tribunale delle Nazioni Unite, a rispondere del sangue dei nostri fratelli versato nei crimini di guerra, compiuti per suo ordine e delle truppe poste ai suoi comandi, nella zona da lui amministrata." Segue risposta del direttore del giornale: In verità erano orribili cose che già si sapevano, e negli ambienti rossi si dovevano conoscere meglio che da chiunque altro. Pur essendo al corrente di questi nefandi delitti commessi contro i nostri fratelli, i gerarchi comunisti italiani e gli agii-prop stanno preparando l'invasione delle truppe di Tito in Italia. Se questi feroci slavi al comando di un mostro come Tito, favoriti dai venduti comunisti italiani, riuscissero a penetrare in Italia cosa faranno alle nostre donne e ai nostri bambini?
13/02/1947;
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Archivio Istoreto
Come citare questa fonte. "Il compagno Tito criminale di guerra", «Gazzetta d'Asti», 13 febbraio 1948 in Archivio Istoreto, fondo Miletto Enrico [IT-C00-FD9300]