C00/00352/03/00/00005/000/0006
"Si sgombrano Casermette e Casermone", «La Stampa», 30 luglio 1966
Riproduzione dattiloscritta dell'articolo "Si sgombrano Casermette e Casermone" pubblicato in «La Stampa» il 30 luglio 1966.
Il sindaco prof. Grosso all'inizio del suo mandato aveva detto: "Tutte le abitazioni malsane debbono scomparire". La promessa sta per realizzarsi. Distrutti i tuguri di via della Brocca, di corso Regio Parco e via Moncrivello, saranno sfollate ora le Casermette di Borgo San Paolo e il Casermone di via Verdi 24. A vent'anni dalla fine della guerra si mette termine a una situazione indecorosa per la civile Torino. Il trasferimento delle famiglie verrà fatto in ottobre. Dopo aver vagliato le singole situazioni, il Municipio provvederà a sistemare i meno abbienti in case popolari. Chi è in grado di pagare, affitterà un alloggio a prezzo di mercato.
La piaga delle baracche nate dai bombardamenti, si è ingrandita ed aggravata per l'immigrazione. Per alcuni anni sono state un passaggio obbligato per la maggioranza delle famiglie che si trasferivano dal Sud al Nord in cerca di lavoro nelle industrie. C'era persino chi faceva il "mercato dei tuguri". Il contratto avveniva di solito tra "compaesani". Le famiglie, che dopo un primo periodo di assestamento riuscivano ad ottenere un alloggio popolare o a pagare un affitto libero, mettevano "in vendita" il loro posto nelle baracche o le aggiudicavano al miglior offerente. L'entità dei compensi variava dalle 50 alle 150 mila Lire. Era un mercato illecito, che si svolgeva clandestinamente, ma contro il quale hanno lottato invano le autorità cittadine. E' cessato soltanto quando, a seguito della sfavorevole congiuntura, l'immigrazione è diminuita in modo sensibile.
Ma il fenomeno delle baracche è rimasto ed ha assunto aspetti ancora più preoccupanti. Negli alloggiamenti dei senza tetto si notano oggi contrasti stridenti. Accanto a chi non è riuscito a sollevarsi dalla miseria, vivono famiglie che hanno sufficienti mezzi di vita, ma vogliono risparmiare la spesa dell'affitto.
Abbiamo visitato le Casermette di borgo San Paolo. Appartengono al Demanio: prima della guerra ospitavano i militari, ora le abitano 280 famiglie per un totale di oltre 1.500 persone, di cui la metà sono bambini inferiori ai dieci anni. Malgrado le opere di miglioramento eseguite dal Comune e dall'Eca, lo stato dei fabbricati denuncia la decadenza. Nei vari camerini divisi con mobili e tende, c'è un disordine indescrivibile. I locali sono impregnati di un olezzo nauseabondo: sentore di cibi mal cotti e latrine sporche. I bambini razzolano seminudi nei cortili pieni di detriti. Ragazze cenciose, talvolta belle e provocanti, siedono in ozio lungo i marciapiedi.
Ma lungo i viali sono parcheggiate parecchie automobili, e da molte finestre aperte esce la voce di un televisore o di una radio ad alto volume. Nell'interno si notano frigoriferi e lavatrici. Sono gli "alloggi" della gente che lavora con buone retribuzioni, ma che non ha alcuna ambizione per la casa, e preferisce spendere i denari nel divertimento piuttosto che fare sacrifici per pagarsi una sistemazione decorosa. Vi sono anche le famiglie numerose a cui i proprietari si rifiutano di affittare gli alloggi perché hanno troppi bambini, ma sono casi rari. La massa dei baraccati è costituita oggi da persone che si sono adattate a vivere nei tuguri o per grettezza o per miseria.
Analoga la situazione di via Verdi. Anche il Casermone è di proprietà del Demanio: prima della guerra lo occupavano gli Alpini, ora è uno squallido agglomerato di alloggiamenti ricavati con divisioni di fortuna. Accoglie 133 famiglie con un totale di 575 persone, di cui 190 sono bambini inferiori ai 12 anni. Tutti i servizi, compresi quelli igienici sono in comune. I rifiuti vengono accumulati sui balconi o gettati nel cortile. La caserma di via Verdi è sporca e maleodorante come le Casermette di borgo San Paolo, ma ancora più desolante, perché è chiusa nel cuore della città: poco sole, niente verde, spesso situazioni di miseria morale.
Dopo lo sfollamento i due edifici verranno chiusi. Nelle Casermette di borgo San Paolo, risanate e pulite, torneranno i soldati. L'edificio di via Verdi verrà abbattuto. Secondo le indicazioni del Comune, l'area dovrebbe essere data all'Università per le facoltà umanistiche. La nuova sede, in costruzione sul corso San Maurizio, avrà presto bisogno di essere ampliata.
30/07/1966;
Accessibile
presente in archivio
Archivio Istoreto
Come citare questa fonte. "Si sgombrano Casermette e Casermone", «La Stampa», 30 luglio 1966 in Archivio Istoreto, fondo Miletto Enrico [IT-C00-FD9384]