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CARTACEO: "L'esodo dei polani", «La Guida», 7 febbraio 1947

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"L'esodo dei polani", «La Guida», 7 febbraio 1947
Riproduzione digitalizzata dell'articolo "L'esodo dei polani", pubblicato sul settimanale cattolico «La Guida» il 7 febbraio 1947.
Tra pochi giorni a Pola verrà ammainato il tricolore italiano, e sul castello sventolerà la bandiera della repubblica federale jugoslava. Ma in quel giorno, secondo la promessa fatta dai polani, Tito troverà una città deserta e spopolata. Chi ha provato per 40 giorni gli uomini e il regime del compagno Tito nel maggio del 1945, non vuole ripetere l'esperimento. L'esodo della popolazione è già cominciato: in questo durissimo inverno da 35.000 a 40 mila persone hanno preso la via dell'esilio: operai, contadini, popolani e popolane, donne e bambini. Sono coloro tutti i 500 partigiani polani i quali, dopo aver combattuto per lunghi mesi con i partigiani di Tito condividendone i sacrifici e i disagi nel nome del riscatto dell'Italia, non si attendevano un castigo così severo e inumano. In testa all'interminabile e doloroso corteo sono i morti che non possono dormire in pace in una terra non più italiana: Nazario Sauro e la medaglia d'oro Grion. E'una delle più dolorose e meno avvertite tragedie di questo tristissimo periodo storico, quello del trapianto e dello sterminio delle popolazioni. Il numero dei tedeschi toccati dai trasferimenti ammonta oggi a 12.220.000. Aggiungiamo lo sterminio dei popoli baltici: lituani (3 milioni) , lettoni (2 milioni) estoni (1-2 milioni); l'espulsione degli ungheresi dalla Slovacchia (1 milione) e dalla Jugoslavia; l'evacuazione di 3 milioni di polacchi dalle zone della Polonia Orientale, l'espulsione dei greci dalla Jugoslavia e dall'Albania.
Ma questo esodo dei polani è diverso dalle altre migrazioni. Sono italiani: fratelli quindi, i migliori, che volontariamente si sono messi sulla via dell'esilio piuttosto che rinnegare la loro patria.
Per questo hanno diritto ad un maggiore amore. Partendo hanno tutto abbandonato, la loro terra, la casa dove sono nati e cresciuti gli affetti più santi: l'inverno rende più dura la loro sofferenza. Ogni giorno giungono migliaia di persone le quali chiedono che almeno i loro bimbi siano sottratti ai rigori del freddo. I polani attendono da tutti gli italiani quell'aiuto e quel conforto di cui hanno bisogno. Tocca a noi fornire le prova che qui troveranno dei cuori generosi disposti a dividere con la loro svenatura il poco pane che ci è rimasto nell'attesa che i giorni belli per la patria tornino; e torneranno se sapremo volerlo.
All'appello dei polani l'Italia ha risposto generosamente: e da tutte le cento città si segnala un moltiplicarsi di iniziative che tendono a rendere meno grave il disagio dei profughi. A Roma è subito incominciata a funzionare la "Casa del bambino giuliano e dalmata". Per iniziativa della Commissione Pontifica di Assistenza sono affluite a Pola 100.000 razioni di viveri per i profughi, posti di ristoro sono in funzioni nelle stazioni italiane di transito con impegno di oltre 8.000 persone. Per accordi intervenuti tra la Pontificia Commissione di Assistenza e la Croce Rossa Italiana, accanto ai posti di ristoro sono in funzione anche posti di pronto soccorso. Per evitare i disagi dei campi di concentramento, istituti religiosi e privati in mobilissima gara, si sono offerti di dare ospitalità gratuita ai profughi. Con un mobilissimo appello, il cardinale arcivescovo di Torino ha invitato i fedeli ad essere larghi di alloggio, cibo e vestiario con i profughi, e di segnalare alla curia il nome dei profughi perché essi possano subito riallacciare relazioni epistolari con parenti sparsi nell'Italia. Questo sentirsi oggetto di attenzioni e di premure, renderà ai polani meno dolorosa quest'ora, e meno avvertito il distacco dalla loro italianissima terra. Qui accanto al cuore della loro grande madre, l'Italia, attenderanno la loro ora. E l'onda dell'amarissimo mare frangendosi ai piedi del grandioso anfiteatro romano dirà a Pola, la tristezza degli esuli, ma anche la loro fede incrollabile che l'ora verrà in cui l'Italia ritornerà donde non è mai partita.
07/02/1947;


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Miletto Enrico 03/09/2013
Pischedda Carlo 19/11/2013
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Ultimo aggiornamento: mercoledì 30/1/2019